Una poesia abbastanza recente. Versi che ho cercato, voluto. Parole che non sono il frutto di un moto spontaneo, ma il risultato di un impegno coatto. Mi sono seduta in balcone e mi sono detta: "proviamo a raccontare tutta la ferocia e la bellezza di ciò che facciamo ogni giorno".
Stiamo senza palpebre
possiamo solo vedere
Stiamo con occhi puri arresi
abbiamo solo chiarezze
offerte innanzi – feroci
Stiamo nella vertigine
della fase di volo
ci infiliamo nelle brecce
scegliamo con cura anche
gli sguardi le parole le risate
Stiamo in bilico sulla linea
di scissione tra noi e loro
offesi dall’orrore di verbi
(assistere, correggere)
che creano ancora barriere
Stiamo a volte inginocchiati
in preghiera oppure sconfitti
con il volto tra le mani bianche
sempre insufficienti o storti
nel rialzarci poi di slancio
Stiamo a tratti fermi
ritti come pini oppure
piegati come archi o stracci
stanchi di aver fede
oppure pronti all’addio
Restiamo testimoni di vita
quando dopo il saluto
ci facciamo portatori
di storie – non come
fardelli ma corone

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