Due testi - scritti a un anno di distanza l'uno dall'altro - sugli interventi domiciliari con bambini e adolescenti nell'ambito della Tutela Minori. Due poesie che tentano di mettere a fuoco la posizione dell'educatore in questo impegnativo, delicato, meraviglioso servizio. (Perché per me il testo poetico questo è: domanda, scandaglio, sguardo lieve, connessione profonda, intimità .)
In queste case d’altri
a volte mi chino
a raccogliere un calzino
a tirare l’angolo del lenzuolo
a spostare un filo elettrico
a buttare cartacce o avanzi
a prendere uno zaino da terra
a cercare un giocattolo smarrito
e piegandomi mi inchino
– una riverenza –
a quelle loro vite acerbe
di bambini, di adolescenti
con storie marginali
che agghindano a festa
per confondersi nelle piazze
e nei banchi di scuola
– piccole storie fragili
che a toccarle servirebbero
i guanti del cristallo
e a cui invece spettano
i nostri palmi screpolati
di falegnami
Eppure a volte mi chino
anche per sollevarli tra le braccia
o per lasciargli un bacio in fronte
e in questi gesti di confine
piegandomi mi elevo
all’altezza del cuore

Noi entriamo nelle loro case
loro entrano nei nostri cuori
– un’equazione necessaria
per pareggiare i conti
raddrizzare la misura
A loro tocca di aprire la porta
a noi di spalancare il petto
– siamo noi
che accogliamo! –
e ogni volta in ogni casa
impariamo da capo
certe mosse da funamboli
per attraversare i corridoi
reggendo la sbarra del cuore
scalzi e sgraziati
Ci infiliamo anche negli angoli
tra polvere, mostri e timori
raccogliamo da terra incubi e ansie
inciampiamo in gioie e futuri possibili
accettiamo caffè, disegni e vaffanculo
e impariamo a farci da parte
intessendo reti con mani anonime
scansandoci dal nostro nome proprio
per essere solo dita di Penelope
Diciamo: x sta a noi come tu sta a voi
(x : noi = tu : voi)
ci facciamo incognita dell’equazione
per reggere il segno di uguale
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